Terregiunte: se la “comunicazione è da dimenticare”, le scuse servono anche in cinese

E’ al Paese del Dragone che puntano Vespa e Masi Agricola per la vendita dell’etichetta, non all’Italia


EDITORIALE –
Terregiunte? Tecnicamente vino regalissimo. Ma la comunicazione è da dimenticare. Sbagliatissima. Errori che forse non sono neanche concepibili in un contesto di una certa professionalità”. Riccardo Cotarella, co-regista con il collega enologo Andrea Dal Cin dell’ormai famigerato “matrimonio d’Italia tra Amarone e Primitivo di Manduria” è intervenuto così, ieri mattina, alla Camera di Commercio di Verona.

Un breve ma incisivo fuori tema, prima dell’inizio dei lavori di “Destinazione Vendemmia 2019″, il nuovo format di focus vendemmiale curato da Assoenologi Veneto Occidentale, al quale hanno aderito i Consorzi di Tutela dei vini Veronesi, Vicentini e Padovani.

Bocciatura netta, dunque, per la comunicazione legata al “Vino d’Italia” di Bruno Vespa e Sandro Boscaini (Masi Agricola), colpevoli di aver pubblicizzato un “vino da tavola” – per intenderci, qualcosa di assimilabile per tipologia al notissimo Tavernello di Caviro – sfruttando la notorietà della Docg veneta (l’Amarone) e della Doc pugliese (il Primitivo di Manduria).

Un “errore” non presente in etichetta, bensì sul sito web ufficiale di Terregiunte, dal quale i riferimenti alle due Denominazioni sono state rimossi solo in seguito alla dura presa di posizione del Consorzio Tutela Vini Valpolicella e del Primitivo di Manduria.

Vespa e Masi hanno ampiamente utilizzato i nomi dei due noti vini rossi anche in presenza della stampa, in occasione della presentazione ufficiale di Terregiunte, a Cortina. Un evento al quale ha presenziato anche il governatore del Veneto, Luca Zaia, con l’omologo pugliese Michele Emiliano collegato via Skype.

“Noi tecnici – ha spiegato Cotarella – ci siamo fermati all’aspetto tecnico. Col senno di poi, non nascondo che avremmo dovuto controllare un po’ tutto il progetto. Ce ne siamo accorti al momento della presentazione. Devo dire che c’è stato un po’ di… Non è colpa dei giornalisti, sicuramente. Però sapete: dire questo vino viene da questa Denominazione e da quell’altra, no? Fa ancora più effetto che dire due vini mischiati così”.

Un colpo al cerchio e uno alla botte, insomma. Sullo specchio di una malcelata captatio benevolentiae, cui manca solo l’ultimo tentativo d’appello a “na’ ragazzata“. Trattasi però di Vespa e Boscaini. Che ragazzi non sono più. Anzi.

“La colpa – ha ribadito Cotarella nel suo intervento a Verona – è da ammettere soltanto su chi ha progettato la comunicazione di questo vino. Un po’ di colpa me la prendo anche io, perché avremmo dovuto essere un po’ più guardinghi, assieme al mio collega. Di questo mi scuso”.

Il noto enologo si è poi rivolto direttamente ai rappresentanti della Valpolicella, presenti in sala. “Lungi da me il voler creare problemi alla Denominazione, né a questa né a quella pugliese. Non nomino neanche i vini: ho paura a nominarli, pensate un po’. Ci tenevo molto a portare questo chiarimento”.

Sulla vicenda sono tornati gli stessi Bruno Vespa e Sandro Boscaini, nei giorni scorsi. “Il vino uscirà il prossimo novembre e l’etichetta non porterà ovviamente alcun riferimento né ai marchi registrati Costasera e Raccontami né ai vitigni che ne sono alla base”, ha precisato il duo in una lettera indirizzata ai due Consorzi”.

“La fatale semplificazione comunicativa dei primi giorni – continua la missiva – ha portato ad alcuni equivoci che vanno chiariti in modo trasparente. Terregiunte non ha alcuna relazione con le Denominazioni che per semplicità descrittiva, e con qualche approssimazione tecnica da parte nostra, sono state riportate nella comunicazione in generale. Abbiamo pertanto aggiornato i nostri siti in misura adeguata”.

SERVONO LE SCUSE IN CINESE

Bastano le scuse?
Di certo non bastano solo in italiano. Servirebbero anche in cinese, mercato al quale Vespa e Boscaini hanno annunciato di puntare in assoluto per la vendita di Terregiunte.

È lì, in Cina, che si sta giocando – già in queste ore, mentre noi stiamo qui a raccontarcela in italiano – la vera partita della comunicazione e del marketing di Bruno Vespa e Masi Agricola, che si sono limitati ad aggiornare le traduzioni dei comunicati stampa, togliendo i riferimenti ad Amarone e Primitivo, come pare evidente a questo link.

Servono – e sarebbero doverose – le scuse in cinese e in inglese anche a fronte delle gravi dichiarazioni di Sandro Boscaini alla stampa, a Cortina: “Terregiunte porta un Made in Italy più comprensibile anche per Paesi come la Cina, dove è pura utopia pretendere che si conoscano le tante, troppe, pur se eccellenti, Denominazioni territoriali del nostro Paese”.

Infine sorge un dubbio. Se per vendere Amarone o Primitivo in Cina è necessario metterli nella stessa bottiglia come “vino rosso” generico, a cosa è servita la fatica dei toscani che hanno studiato la traduzione del marchio “Chianti” in cinese, utile ai produttori per l’export (come da immagine sopra)?

Il presidente del Consorzio di Tutela, Giovanni Busi, è un erede di Don Chisciotte a cui affidare subito – honoris causa – il ruolo di ministro dell’Agricoltura o, forse, il punto è un altro? Buona la seconda. La verità è che, a qualcuno, la strada per la Cina, piace breve. In attesa del teletrasporto.

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